“Il Chianti si colloca nell’area più dinamica della regione, un’area che nel corso di questa crisi ha perso meno del resto della Toscana (che, ricordiamolo, ha perso meno del resto del paese), anzi secondo alcune nostre stime il Chianti avrebbe avuto un comportamento addirittura migliore di quello della Toscana centrale, avendo registrato addirittura aumenti del PIL dopo la caduta iniziale del 2009”.
Una situazione a tinte abbastanza confortanti quella dipinta da Stefano Casini Benvenuti, direttore di Irpet, che ha delinato il quadro di sviluppo del territorio chiantigiano durante il convegno organizzato mercoledì 21 settembre da ChiantiBanca, in partnership con il “Gruppo San Donato”, dal titolo “Terre di Toscana: come sta e dove va il Chianti”. Una “radiografia” della situazione socio-economica del Chianti a cura di Istat, Irpet, Unioncamere, Università di Siena, Musei del Chianti e del Valdarno.
Un momento di approfondimento molto interessante, nel quale è stato “tastato” in maniera molto approfondita il polso a un territorio che, come area di analisi, è stato esteso a undici comuni: San Casciano, Tavarnelle, Greve in Chianti, Barberino Val d’Elsa, Bagno a Ripoli, Impruneta, Monteriggioni, Castelnuovo Berardenga, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti.
Hanno partecipato al seminario, coordinato da Ferdinando Berti (presidente Associazione “Capanna Europa”), Bianca Maria Martelli (già Direttrice Istat Toscana e Umbria), Alessandro Valentini (Direttore Istat Centro Italia), Sabina Giampaolo (Istat Toscana), Tommaso Rondinella (Istat Toscana), Riccardo Perugi (Responsabile Ufficio Studio Unioncamere), Maria Pia Maraghini (Docente Università degli Studi di Siena), Nicoletta Matteuzzi (Coordinatrice Musei del Chianti e del Valdarno). E, appunto, Stefano Casini Benvenuti, direttore Irpet.
A introdurre i lavori il presidente di ChiantiBanca, Lorenzo Bini Smaghi, che ha ricordato come “in questo territorio abbiamo le nostre radici, ma ci stiamo espandendo (Prato, Pistoia, Arezzo, Pisa, Livorno) con l’ambizione diventare sempre più una banca ragionale, punto di riferimento di tutta la Toscana”.
“Dobbiamo ringraziare – ha sottolineato Bini Smaghi – chi ha fatto scelte importanti e lungimiranti nel passato, e mi riferisco alla fusione fra la banca di San Casciano e quella di Monteriggioni che ha portato alle successive scelte aggregative: senza quel tipo di decisione, ancora oggi avremmo tante piccole entità che non avrebbero potuto mai porsi con la stessa ambizione che ha oggi ChiantiBanca”.
“In Toscana – ha concluso Bini Smaghi – c’è domanda di una “buona banca”, che sia vicina al territorio – e quindi in primis a soci e clienti – erogando servizi anche di tipo non bancario (guardando a noi penso ad esempio a ChiantiMutua). Vogliamo essere vicini a tutte le realtà dei territori in cui operiamo, convinti che espandersi – secondo il principio della diversificazione – significa esser ancor più d’aiuto anche al territorio dove siamo nati e cresciuti. Più ci espandiamo e meno limiti abbiamo”.
Lo stesso Casini Benvenuti, nel corso del suo intervento, ha evidenziato la strategicità di questo messaggio, ovvero di aprirsi per mantenersi e sviluppare: “Le caratteristiche strutturali dell’area l’hanno certamente avvantaggiata. Si tratta infatti di un’area molto aperta agli scambi internazionali, con un saldo commerciale largamente positivo (più del resto della Toscana) e con una forte attrattività turistica”.
“Inoltre – ha concluso – un altro elemento che spiega la maggiore solidità del sistema è legato alla sua multisettorialità; le specializzazioni prevalenti spaziano infatti in molti settori dell’industria, mentre nel terziario prevalgono le attività legate alla residenza e soprattutto al turismo. Vi è inoltre un numero interessante di imprese che anche lungo questa crisi sono riuscite ad aumentar occupazione e fatturato”.
Molto interessanti anche gli interventi di Istat e di Unioncamere. Secondo Unioncamere, “i dati relativi alla nati-mortalità imprenditoriale evidenziano, per l’area del Chianti, hanno avuto un andamento negativo durante tutto il triennio (- 0,2% nel 2013, -0,2% nel 2014, -0,3% nel 2015). L’ultimo dato annuale positivo risale dunque al 2012 (+0,5%), spinto soprattutto dai comuni di Bagno a Ripoli e di Monteriggioni, ovvero quelli che risentono positivamente della vicinanza con Firenze e Siena”.
Istat infine, in una analisi che ha parlato di demografia, economia e istruzione, ha ricordato che “i territori del Chianti sono a prevalenza rurale di conseguenza i livelli di istruzione risultano spesso più bassi rispetto a quelli dei capoluoghi. La percentuale di giovani di 30-34 anni in possesso di un titolo universitario oscilla tra il 13,8% di Gaiole in Chianti e il 25,5% di Impruneta a fronte della media Toscana del 24%. La situazione è relativamente migliore con riferimento alla popolazione adulta (25-64 anni) in possesso di diploma o laurea, la cui incidenza oscilla tra il 52,3% di Gaiole in Chianti e il 59,6% di Impruneta a fronte della media toscana del 56,4%. Fanno eccezione Castelnuovo Berardenga e Bagno a Ripoli che presentano livelli di istruzione decisamente superiori alla media regionale (31% e 63% rispettivamente per i due indicatori)”.
QUI PUOI SCARICARE TUTTE LE SLIDE DEI RELATORI DEL CONVEGNO
SERVIZI TELEVISIVI SUL CONVEGNO
TGT ITALIA 7, MERCOLEDI’ 21 SETTEMBRE
TG38 DI RTV 38, MERCOLEDI’ 21 SETTEMBRE