autore: Bruno Bruchi
Fotografo e scrittore
NON SONO UN ESPERTO DI ECONOMIA, ma un fotogiornalista innamorato della mia terra e un eno-gastronomo che si gode i suoi frutti, pertanto mi permetto di parlare della provincia dove sono nato dal mio punto di vista, che non è quello prettamente dell’analisi economica.
Probabilmente la fortuna di questo territorio, sicuramente tra i più belli e desiderati d’Italia, è stata quella di essere tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione, niente autostrada, di ferrovia non ne parliamo, figuriamoci un aeroporto. Questa situazione, che può sembrare un problema a lungo andare, ha invece preservato un territorio intatto dal punto di vista paesaggistico e poco antropizzato, tanto che la campagna è ancor oggi quella raffigurata nei “fondo oro” dei maestri senesi del Trecento, nonché custode di un inestimabile patrimonio artistico.
Infatti la fa da padrone il turismo con oltre 1.200 agriturismi e ben quattro sono i siti che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità: Siena, la Val d’Orcia, San Gimignano e Pienza. Italiani e stranieri hanno scelto spesso questa provincia, ma negli anni il turismo internazionale ha assunto un ruolo decisivo con una spesa che si attesta sui 400 milioni.
In agricoltura la parte del leone la fa la vitivinicoltura con le sue numerose DOC e DOCG. Alcuni dei vini più ambiti nel mondo si producono qui: Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Chianti Classico e Vernaccia di San Gimignano che ha ottenuto la DOC, primo vino italiano, nel 1966.
Questa combinazione favorevole tra bellezza e integrità del territorio fa sì che molti produttori siano in conversione al biologico o al biodinamico e penso che nel prossimo futuro si andranno a costituire veri e propri distretti del bio. Stessa cosa succede nel grano, terra vocata la nostra per il recupero di molte varietà di grani antichi, anche questi sempre più figli di un’agricoltura organica, che diventeranno pane, pasta, dolci tipici e altre prelibatezze.
Chi pensa a una buona bistecca pensa alla chianina e il nome ovviamente viene dalla Val di Chiana con allevamenti bradi di gran livello, dove pascola fin dai tempi degli Etruschi. Mentre una succulenta carne è sicuramente quella del maiale di Cinta Senese, una razza autoctona molto rustica, raffigurata già nel 1338 da Ambrogio Lorenzetti in un famoso affresco conservato nel Palazzo Comunale di piazza del Campo che, partita da qui, ha convinto moltissimi produttori di tutta la Toscana al recupero di grandi appezzamenti di bosco per il suo pascolo.
Anche il formaggio pecorino ovviamente rientra tra i grandi prodotti, nessuno esce da Pienza senza un pezzo di “cacio” stagionato nella cenere, in grotta, nelle vinacce o in ogni altro modo che lo renda unico e goloso. E infine il prezioso e versatile olio extravergine d’oliva, ottenuto dalle cultivar Frantoio, Correggiolo, Leccino e Moraiolo: ottimo come condimento a crudo di verdure, pinzimonio e bruschette, in cottura è ideale per la preparazione dei tradizionali piatti della gastronomia senese in particolare a base di legumi oppure come ingrediente gustoso per zuppe.
Ovviamente la provincia di Siena non è solo agricoltura. Lo sviluppo del settore farmaceutico e dei vaccini negli ultimi anni ha fatto sì che nascesse un vero e proprio polo, intorno al quale gravitano i più grandi scienziati e ricercatori da tutto il mondo, con ovviamente un indotto sempre più in crescita.
Ma anche alcune industrie della Val d’Elsa, dopo anni difficili, stanno ripartendo brillantemente, vedi il settore dei camper, del movimento merci, delle macchine per l’edilizia, degli strumenti di precisione.
L’Università degli Studi di Siena è un ateneo statale fondato nel 1240 con le Scuole di Medicina e Diritto, attestandosi come una delle più antiche università italiane ed europee che ancor oggi attrae molti giovani: gli studenti sono circa 16mila. Senza scordarsi il Santa Maria della Scala, antico ospedale sulla via Francigena, millenario simbolo di accoglienza e di umanità, nonché contenitore di sublimi opere artistiche, essendo attualmente polo museale e culturale.
Quindi Siena, città chiusa nel suo scrigno medioevale e poco avvezza alla banalità, può più di altre province superare le crisi con la bellezza, l’eleganza, il genio e la bontà dei prodotti delle sue terre, sopravvivendo anche a momenti difficili. La differenza la fanno gli uomini e le donne che devono essere lungimiranti imprenditori, aperti al mondo e alle nuove tecnologie, senza dimenticare quello imparato fin da piccoli, ovvero che il bello e il buono non è cosa da poco.