Tachis, oh oui! DAL TERRITORIO
autore: Paolo Pellegrini
Giornalista

LA FONDAZIONE CHIANTIBANCA ha dedicato passione e attenzione ininterrotta al territorio di riferimento, potendo contare su un “terroir”, potremmo dire alla francese (perché in questa parola è contenuto l’ambiente, il paesaggio, gli edifici ma anche la gente che li abita e ci lavora) ricco di contenuto. Di bellezze paesaggistiche. Di storia, di arte, di cultura. Di grandi personaggi. Come Giacomo Tachis, nel cui nome la Fondazione ChiantiBanca ha messo a fuoco e realizzato un progetto di indubbio significato culturale, che è stato poi insignito anche di significativi riconoscimenti. 

Giacomo Tachis è scomparso nel 2016, ma la sua opera vive ancora nelle geniali intuizioni che ha regalato alla campagna del Chianti (e non solo: il suo lavoro è stato di fondamentale importanza anche a Bolgheri, in Sardegna, in Sicilia…). E grazie alla Fondazione ChiantiBanca vive nell’immenso patrimonio culturale che ha lasciato: pochi anni prima della sua scomparsa, Tachis ha donato alla Fondazione ChiantiBanca – chi scrive era presente alla firma, e lo ricorda con un brivido di emozione ancora viva – una biblioteca che ha pochi uguali. 

Ma chi era Giacomo Tachis? Un enologo. Che sarebbe diventato “il principe degli enologi”. Piemontese di nascita, toscano di adozione fin da giovane. Direttore tecnico per un trentennio delle Cantine Antinori, “padre” di etichette oggi famose nel mondo come il Tignanello e il Solaia in casa Antinori, ma poi anche – in “prestito” ai cugini Incisa della Rocchetta di Bolgheri – del Sassicaia, oggi il vino più premiato al mondo, e padre della rinascita dei vini sardi e siciliani. Un “mescolavin”, come si sarebbe sempre definito lui stesso nella sua estrema umiltà usando un termine dialettale piemontese. E “Giacomo Tachis – Mescolavin” è un omaggio di rara bellezza e di raro pregio, un volume che è una grande opera di 500 pagine e di grande formato (pesa sei chili), curato da Andrea Cappelli, che ne ha redatto i testi, con le preziose immagini di Bruno Bruchi, pubblicato da Carlo Cambi Editore in collaborazione con Edizioni Effegi grazie proprio al sostegno della Fondazione ChiantiBanca. Un omaggio alla vita, al pensiero, all’attività ai luoghi attraversati dal grande enologo, raccontato attraverso le testimonianze delle cantine per cui ha lavorato, e anche con il contributo di chef stellati che hanno creato piatti da abbinare ai suoi vini più pregiati. Una bellissima opera, che si caratterizza già dalla copertina, in cui è raffigurato il “Giovinetto di Mothia”, statua in marmo conservata presso la Fondazione Giuseppe Whitaker, omaggio all’amore di Tachis verso quest’isola e per i classici. 

E qui arrivano i riconoscimenti. Presentato nell’ottobre 2018 presso la cantina di Santadi, in Sardegna, durante un convegno ad hoc che ha visto anche la dedica di una via a Giacomo Tachis, il volume ha ottenuto la menzione speciale nel Premio della categoria Beaux Arts dalla giuria internazionale dell’Oiv, Organisation Internationale de la Vigne et du Vin, una storta di “Onu del vino”, che riunisce rappresentanti di tutto il mondo, fornisce dati sulla produzione e i consumi, favorisce la ricerca e la diffusione delle conoscenze, agevola gli accordi internazionali in materia di salvaguardia ambientale, salute e commercio. E nel ricevere il premio, la sera dello scorso 15 ottobre all’Ambasciata del Cile a Parigi, l’autore Andrea Cappelli ha raccontato la storia di Giacomo Tachis, ricordando che “l’eredità più preziosa che Tachis ha lasciato non è uno strumento tecnico o un’innovativa formula chimica, ma un nuovo sguardo, arricchito anche di cultura, perché l’enologia dovrebbe fondarsi – come diceva sull’interpretazione umana dell’uva – tra scienza e visione umanistico-olistica. 

E sempre in ottobre, il volume è stato protagonista di una serata speciale in casa dell’Onav, l’Organizzazione nazionale degli assaggiatori di vino, a Torino. Tra i numerosi interventi, quello di Stefano Mecocci, presidente della Fondazione ChiantiBanca ai tempi della pubblicazione del libro, che ha messo l’accento sul significato dell’acquisizione della biblioteca personale dell’enologo. “Tachis conosceva bene la filosofia della banca e il legame con il territorio: oltre 3.500 volumi che compongono la donazione sono stati censiti uno per uno da tre archivisti per un mese e mezzo. Ci sono libri sul vino, ma non solo. C’è tutta la vita e la cultura di un uomo di elevato spessore, di grande conoscenza e di studio. Ci sono anche tutti i faldoni che custodiscono i segreti, le ricette dei vini che lo hanno reso famoso. Ma anche suoi lavori inediti, come gli scritti sugli aceti o sul Vinsanto”.  

La serata è stata impreziosita dalla degustazione di otto dei più significativi vini “inventati” da Giacomo Tachis in varie regioni d’Italia. Un patrimonio di cui la Fondazione ChiantiBanca è oggi orgoglioso custode.

Paolo Pellegrini, giornalista professionista, è nato nel Chianti Classico e vive a Firenze: ecco le radici del suo amore per il Bello, il Buono, la grande musica e la cultura materiale della campagna. Dopo numerose esperienze in quotidiani, periodici, emittenti radio e tv è approdato a La Nazione,  dove si è occupato di cronaca, politica, attualità, economia, agroalimentare, enogastronomia, cultura e spettacolo. Attualmente collabora con i giornali del gruppo Qn-La Nazione e con la Guida Osterie di Slow Food e si occupa del proprio blog www.forchettone.blogspot.it