Pubblichiamo integralmente l’intervista al direttore generale Mirco Romoli uscita su la Repubblica lunedì 8 giugno
di Maurizio Bologni
Mirco Romoli, neo direttore generale di ChiantiBanca, 27.500 soci, prima Bcc in Toscana, quinta in Italia su 136, che azienda ha trovato?
«Quella che speravo, persone e competenze capaci di interpretare il ruolo di banca del territorio. Le racconto un episodio di un mese fa. In piazza a San Casciano mi ferma un’anziana di 75 anni: “Lei è il direttore, vero? Guardi che io sono socia da 50 anni e voglio che i miei risparmi li usiate bene. Li state prestando alle aziende in difficoltà, vero? Ci conto”. È la cooperazione».
Dei dati di bilancio 2019 quale le piace di più?
«Rafforzamento patrimoniale e rientro nei parametri di sostenibilità previsti in relazione al credito deteriorato, un’operazione di equilibrio gestionale da attribuire a chi mi ha preceduto e al Cda in scadenza. Da qui siamo ripartiti varando insieme alla capogruppo Iccrea un piano industriale ambizioso ma realizzabile, con una mission che nel titolo dice molto: “persone, territori, valore”. Dovremo rivederlo dopo il lockdown ma i macro obiettivi non cambiano. E non vediamo l’ora di passare ai fatti».
Lei arriva a febbraio, poi il lockdown. Come lo ha affrontato?
«Se vogliamo trovare un elemento positivo della pandemia, è che ci ha imposto un cambiamento rapido senza pesare sulla produttività. Abbiamo messo in smart working il 25% del personale, il 70% è stato coinvolto in attività di formazione a distanza, abbiamo così ridotto del 37% la forza lavoro presente negli uffici e spostato in un giorno 30 persone a rafforzare l’area fidi dove solitamente lavorano in 20».
Ma neppure in questa circostanza le banche sono sfuggite all’accusa di inefficienze e ritardi. Come replica?
«Che una cosa è la garanzia di Stato, altro la valutazione di merito creditizio che neppure in questa circostanza le banche possono eludere. Noi abbiamo cercato di giocare d’anticipo, aggiornato il modello di servizio per raggiungere meglio pmi e famiglie, già da metà marzo iniziato a contattare la clientela per offrire la moratoria di rate e anticipi di fatture, avviato misure di sostegno al bisogno di liquidità erogando credito a casi urgenti anche nelle more dei meccanismi statali e in attesa delle garanzie. In numeri: 2.700 domande di credito garantito per un importo totale superiore ai 50 milioni, 2.000 hanno già ottenuto l’erogazione, alle altre i soldi stanno arrivando in questi giorni. Bocciato solo un 5%».
Quanti mutui avete sospeso?
«Per 900 milioni di capitale, il 25% del quale sospeso autonomamente dalla Banca sebbene i casi non rientrassero in quelli a cui il Cura Italia concedeva in quel momento la tutela».
Banche nel mirino anche nella fase 2: file, disservizi, disguidi.
«Da mesi i colleghi lavorano anche il sabato e la domenica. Mai chiusa una filiale, rafforzato il contact center, le visite in banca avvengono su appuntamento ma non rimandiamo mai indietro nessuno, in giugno faremo altri passi verso la normalità, forse riaprendo le casse».
Ora serve far ripartire l’economia.
«La preoccupazione è forte, il Pil avrà un crollo verticale, settori come il turismo si riprenderanno solo nel 2021 e il rischio da scongiurare è che, dopo le crisi sanitaria e economica, esploda una drammatica crisi sociale. Dal 2008 banche e imprese sono uscite rafforzate e, insieme alle istituzioni, dovranno saper far tesoro dell’esortazione del governatore di Bankitalia Visco ad unirsi in un patto per lo sviluppo. Ho grande fiducia nel negli imprenditori toscani. Insieme possiamo reagire al monito di Papa Francesco: peggio di questa crisi c’è solo sprecarla».