Pubblichiamo integralmente l’intervista del presidente Cristiano Iacopozzi uscita su Il Corriere Fiorentino domenica 28 giugno dal titolo: “Nel 2021 i veri effetti del Covid, la politica fiscale sia espansiva”
di Silvia Ognibene
Approvato il bilancio 2019 — il primo dall’adesione al Gruppo Bancario Iccrea — e rinnovati gli organi sociali per il prossimo triennio, i soci di ChiantiBanca hanno rinnovato la fiducia alla squadra che guidò l’inversione di rotta per tenere l’istituto nell’alveo del credito cooperativo. Squadra guidata da Cristiano Iacopozzi, presidente uscente e primo nome della lista unica per il nuovo Cda.
Più che ai numeri del conto economico, Iacopozzi guarda a quelli dell’assemblea dove si sono espressi oltre 2.700 soci, lo stesso numero degli anni scorsi, nonostante la modalità di svolgimento eccezionale per l’emergenza Covid, ovvero senza presenza fisica, ma con voto espresso tramite delega. «Questa è la conferma di come il legame fra ChiantiBanca e la compagine sociale sia sempre più forte: aver raccolto il consenso di quasi 2.700 soci è la migliore testimonianza del lavoro attento svolto nei singoli territori, non soltanto in termini creditizi ma anche a sostegno di iniziative, istituzioni, enti, associazioni culturali e sportive, grazie all’impegno condiviso con Fondazione ChiantiBanca e ChiantiMutua. I numeri riferiti al triennio dal nostro insediamento sono di grande soddisfazione: tutti i i principali indicatori di bilancio hanno segnato un sensibile rafforzamento e una crescita costante negli anni, dal punto di vista patrimoniale, reddituale e della qualità del credito».
L’esercizio 2019 si è chiuso con un utile netto di poco superiore agli undici milioni di euro. Gli altri indicatori?
«Nonostante la presenza di voci non ricorrenti, la gestione caratteristica ha prodotto utili più che soddisfacenti. Oggi abbiamo 3 miliardi dalla raccolta diretta e serviamo il territorio con 2,4 miliardi di impieghi. Gli Npl attuali sono pari a 350 milioni, coperti al 48%, in linea con gli obiettivi della capogruppo».
Che 2020 vi aspetta?
«E presto per valutare gli impatti sul 2020 ma è realistico attendere che il peggio debba arrivare e che gli effetti maggiori si sentiranno nel 2021. Perciò quest’anno adotteremo scelte prudenziali per preparaci al meglio all’impatto sui nostri conti provocato dalla pandemia. È importante anche l’entrata in vigore dei provvedimenti europei che hanno carattere espansivo riguardo la ponderazione degli affidamenti alle Pmi e questo consentirà alle banche di liberare patrimonio accantonando risorse in vista dell’anno prossimo e fronteggiare le probabili perdite».
La vostra solidità è sufficiente per reggere il colpo?
«Abbiamo buoni fondamentali e un gruppo dalle spalle larghe».
Com’è stato il primo anno con Iccrea?
«È andato bene e siamo fiduciosi che migliori ulteriormente. Soprattutto è un bene avere regole comuni per tutte le Bcc aderenti al Gruppo».
In che modo avete risposto alle esigenze di famiglie e imprese per far fronte alla crisi provocata dalla pandemia?
«Abbiamo ricevuto 9.938 richieste di sospensioni di rate di mutui e finanziamenti, il 24% delle quali attivate per iniziativa della banca e il 76% ai sensi del decreto Cura Italia. Il controvalore complessivo è di 948 milioni. Il 98% delle richieste è già stato processato. Per le nuove concessioni di credito abbiamo ricevuto 3.341 richieste per quasi 109 milioni di euro, il 69% è già stato erogato».
Da quali settori produttivi sono arrivate la maggior parte delle richieste?
«La domanda generale è stata vivace da parte di tutti i settori produttivi con specializzazioni legate ai territori: ad esempio nel senese siamo intervenuti nei comparti del biomedicale e del farmaceutico, nel Valdarno inferiore nel conciario e nel fiorentino nella moda che stanno soffrendo molto, nel pistoiese sul vivaismo».
Gli strumenti adottati dall’Europa e dal Governo sono sufficienti e adeguati?
«Il principale strumento per risollevare le economie in crisi è una politica fiscale espansiva, e vediamo spunti positivi dalle prime due economie mondiali, Stati Uniti e la Cina. Le politiche monetarie non bastano, perché hanno effetto principalmente nel breve termine. È presumibile che gli Stati Uniti siano già fuori dalla recessione, lo si vede dall’indice che misura l’andamento dei cantieri residenziali (NAHB, ndr) la cui soglia spartiacque è 5o: nei giorni scorsi era arrivato a 58. I soldi messi in circolo in Europa e in Italia sono davvero tanti, ma vanno destinati a investimenti infrastrutturali, vigilando che davvero arrivino dove devono arrivare».