di Matteo Corsi
presidente Fondazione ChiantiBanca
Il territorio di riferimento è lo stesso di ChiantiBanca, ovvero la maggior parte delle province della Toscana. Un’area molto vasta, nella quale la Fondazione ChiantiBanca eroga contributi liberali a numerosissime realtà associative, oltre 100 nell’anno che sta per concludersi.
Un’attività preziosissima, che va a integrare il sostegno al territorio offerto direttamente da ChiantiBanca, indispensabile a raggiungere (anche) le realtà associazionistiche che vivono grazie al volontariato, svolgendo una missione meritevole e insostituibile nel cosiddetto ‘terzo settore’, eminentemente in campo assistenziale e culturale.
La Fondazione ChiantiBanca si appresta a chiudere il 2022 con un monte erogazioni pari a 150.000 euro, distribuito con capillarità e attenzione alle esigenze dei vari territori e delle realtà che li rappresentano. Non si tratta in alcun modo di dispersione, ma di consapevolezza di quanto spesso sia determinante anche una piccola somma per consentire a tante associazioni di vivere e dare assistenza a chi ne ha più bisogno.
Non è un caso che Fondazione ChiantiBanca preveda per regolamento un tetto preciso all’entità di ciascuna erogazione (10.000 euro) e che, di fatto, salvo rare eccezioni, la maggior parte degli importi assegnati si attesti tra i 1.000 e i 2.000 euro: grazie a questa filosofia il numero dei destinatari può mantenersi elevato, senza tralasciare nessun territorio e nessuna attività meritevole della nostra attenzione.
Le tante Misericordie, la Comunità di S. Egidio, i Gruppi Fratres, il Calcit, la Lilt, la Fondazione Santa Maria Nuova sono solo alcuni esempi di soggetti beneficiari che fanno ben comprendere l’importanza dell’opera della Fondazione.
A questi, vanno ad aggiungersi tanti interventi di sostegno a situazioni contingenti e urgenti, come il recente sostegno alle Acli Siena per l’invio di medicinali sul teatro bellico dell’Ucraina. E l’intervento atto a scongiurare la chiusura della piscina del Chianti di San Casciano in Val di Pesa, gravata da costi energetici altrimenti insostenibili. Intervento che merita una sottolineatura a parte, quale dimostrazione di quanto possa essere cruciale il ruolo di una Fondazione pronta ad affrontare emergenze di fronte alle quali anche le istituzioni spesso sono inermi.
Vale ricordare, infine, a proposito di sensibilità e lungimiranza, qualcosa di non secondario che ha a che fare con la cultura e l’identità più vera del territorio: la preziosa ‘biblioteca’ di Giacomo Tachis, padre dell’enologia contemporanea, composta da ben 3.577 preziosi volumi italiani e stranieri, devoluta dallo stesso Tachis alla Fondazione nel 2016 e che ora, dopo la sua scomparsa, viene “gelosamente” custodita e valorizzata. Basti pensare alla prestigiosa pubblicazione “Giacomo Tachis. Mescolavin”, vincitrice nel 2019 a Parigi del premio internazionale “OIV” come una delle migliori pubblicazioni al mondo in ambito enologico.